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Sbornia ecologista: la sinistra sbanda e mette fuori legge l'industria dell'auto

All'Europarlamento i socialisti si alleano con l'estrema destra e votano lo stop al mercato dei veicoli non elettrici a partire dal 2035. Tajani: "Così saranno a rischio migliaia di posti di lavoro"

Sbornia ecologista: la sinistra sbanda e mette fuori legge l'industria dell'auto

Si sgretola la maggioranza Ursula. E al Parlamento europeo va in scena un disastroso «liberi tutti» con l'assemblea che prima boccia il piano antiemissioni confezionato dalla Commissione e poi promuove lo stop alle auto a combustione a partire dal 2035, rigettando i dubbi e gli emendamenti avanzati dal Partito popolare europeo. «Quando la sinistra si è resa conto che non sarebbero mai passate le sue posizioni ambientaliste e ideologiche - racconta Luisa Regimenti, eurodeputata di Forza Italia -, ha bloccato la riforma Ets, stringendo una paradossale e incredibile alleanza anche con l'estrema destra, dimostrando così un cinismo e un'ipocrisia senza eguali». La riforma del sistema Ets, quello che prevede lo scambio delle quote di emissioni fra i Paesi (carbon tax), torna adesso in Commissione Ambiente. Una bocciatura per la quale è risultato decisivo il voto dei Socialisti (con l'eccezione di Irene Tinagli del Pd), con l'appoggio dell'estrema destra, contrari agli emendamenti introdotti dal Ppe e finalizzati al rinvio al 2034 come termine ultimo per l'allocazione di quote di emissione gratuite per alcune attività. Sul voto della mattina, dunque non ci sono vincitori, ma solo vinti. Si lamenta il Ppe che aveva proposto gli emendamenti e si lamenta anche la sinistra europea che vede respinto dall'assemblea il piano.

I socialisti però si risollevano nel pomeriggio quando l'aula di Strasburgo promuove lo stop al mercato dell'auto con motore non elettrico a partire dal 2035. Una vittoria, però, che nasconde pregiudizi ideologici e non tiene conto della realtà produttiva europea. E, come spiega Antonio Tajani (foto) è «singolare che il Pd esulti per l'approvazione di un piano che mette a rischio migliaia di posti di lavoro nel nostro Paese». Anche il ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, si era dichiarato favorevole a una mediazione che non penalizzasse troppo il comparto dei motori a combustione interna mentre Massimiliano Salini (Forza Italia) fa notare che il voto favorevole allo stop delle auto a combustione interna non fermerà la produzione di CO2. «Il paradosso è che questo voto favorirà il mercato delle auto cinesi. Il problema è che anche laggiù la produzione di auto elettriche è così forte che per soddisfare il fabbisogno di energia elettrica - dice Salini - il governo cinese non può fare a meno di puntare sulle centrali a carbone. Insomma il boom di quelle auto elettriche spingerà ancora di più lo sfruttamento delle centrali a carbone e quindi aumenterà, invece di diminuire, la produzione di CO2». «La guerra e prima ancora la crisi generata dalla pandemia - aggiunge Tajani - avrebbero dovuto portare a maggiore prudenza. Va bene la difesa dell'ambiente ma tutto deve essere fatto con gradualità. Ci continueremo a battere, noi di Forza Italia, affinché si difenda l'industria dell'automotive e si impedisca una difficile situazione che rischia di mettere in cassa integrazione e fa perdere il lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori in Europa. Mi pare veramente singolare che sinistra e Pd esultino per aver dato un colpo di questo tipo ai lavoratori del settore automobilistico.

Io credevo che la sinistra fosse il partito che sosteneva i lavoratori, oggi abbiamo scoperto che non lo è».

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