Cronaca nera

Scarcerato il papà di Kata. Possibile esca per i rapitori

I pm ritengono si sia trattato di un sequestro legato al racket degli affitti nell'ex hotel occupato

L'ultima foto di Kata prima della scomparsa
L'ultima foto di Kata prima della scomparsa

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Scarcerato il papà di Kata. Possibile esca per i rapitori

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Si giocano la «carta» del padre, gli inquirenti fiorentini che indagano sulla sparizione ormai con grande probabilità frutto di un rapimento della piccola Kataleya, la bimba di 5 anni di origini peruviane di cui non si hanno più tracce da sabato pomeriggio. La piccola è svanita dall'ex hotel occupato in cui viveva nel quartiere di San Jacopino a Firenze. Fino a ieri il padre Miguel Angel si trovava nel carcere di Sollicciano per reati contro il patrimonio e dopo aver saputo della scomparsa della piccola aveva tentato il suicidio ingerendo candeggina, ma è stato scarcerato, ufficialmente «per stare vicino alla famiglia», secondo quanto riferisce il suo avvocato Cristiano Toraldo.

A detta di molti, però, dietro la scarcerazione potrebbe esserci un obiettivo specifico, che si collega direttamente a quella che col passare delle ore diventa la pista più plausibile per la sparizione di Kataleya, ossia la vendetta per motivi legati al racket degli alloggi all'interno dello stabile occupato. L'uomo è sottoposto alla misura dell'obbligo di firma due volte la settimana nella stazione dei carabinieri, ma non è escluso che gli inquirenti ipotizzino una sorta di «esca». È infatti plausibile immaginare che una volta tornato in libertà il padre possa tentare di mettersi in contatto o addirittura incontrare le persone che avrebbero rapito la figlia, o magari compiere qualche mossa in autonomia, secondo strade alternative a quelle ufficiali.

Sul fronte delle indagini, invece, sembra caduta la pista di un «supertestimone» che avrebbe riconosciuto chi ha preso con sé Kataleya: dagli interrogatori degli ultimi giorni è emerso che la piccola sia stata portata via da un adulto dal cortile dell'ex hotel occupato. La stessa zona in cui è stata inquadrata l'ultima volta dalle telecamere che puntano sull'ingresso secondario dello stabile, in via Boccherini: le immagini la mostrano alle 15,01 sul marciapiede, mentre si separa dal fratello di 8 anni, che sembra parlare con un altro bimbo accanto a lui, con una busta della spesa in mano. Gli investigatori ipotizzano anche la presenza di un covo vicino all'ex hotel occupato, dove chi avrebbe rapito la bambina potrebbe averla tenuta per alcune ore. È proprio alla ricerca di questa base che martedì sono state a lungo impegnate le forze dell'ordine e i vigili del fuoco, ma le perquisizioni nel palazzo adiacente la struttura appartamenti, box, garage e persino auto non avrebbero dato esito positivo. Dal canto suo, la mamma Caterina è convinta che la bambina sia ancora viva: «Dov'è Kata non lo so, me lo domando di continuo. Però penso sia viva, sì», ha detto dal pronto soccorso di Torregalli dove è stata ricoverata dopo aver a sua volta ingerito candeggina. «Ho sbagliato, l'ho fatto per troppo dolore», ha spiegato. Qui ha incontrato il marito: «È passato a trovarmi ma non ho ancora parlato bene con lui. Io penso che abbiano portato via Kata, che l'abbiano rapita. Lei da sola non esce mai». Dimessa nel pomeriggio, la donna ha poi affidato a Facebook un pensiero per la piccola. «Principessa mia, solo Dio sa come mi sento. Starò bene, perdonami se per un istante ho pensato di arrendermi e perdere la speranza. Però adesso sono più forte e non mi riposerò fino a quando non ti troverò». Come detto, la pista del racket è quella più probabile: il business degli affitti vedrebbe coinvolti tre distinti gruppi, due composti da peruviani uno dei quali vicino alla famiglia di Kataleya e un terzo da romeni. In questa chiave va letto anche l'episodio di violenza avvenuto nello stabile qualche settimana fa, quando un giovane sudamericano si buttò dal secondo piano per sfuggire a un'aggressione. E una vicina conferma: «Siamo stufi, noi romeni non c'entriamo nulla.

È una questione tra loro», riferendosi ai peruviani che occupano l'ex hotel.

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