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"Sinistra in imbarazzo. Ora sulla riforma zittisce i suoi sindaci"

Il responsabile Giustizia di Azione approva Il ddl: "Guardiamo ai fatti senza pregiudizi"

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«Mi pare che da parte del Pd ci sia un po' di imbarazzo sui temi della giustizia perché loro hanno deciso che devono respingere tutto ciò che propone il governo, mentre noi di Azione restiamo sul merito dei singoli provvedimenti». Il deputato Enrico Costa, responsabile Giustizia del partito di Carlo Calenda, attacca l'atteggiamento pregiudiziale del Pd nei confronti delle riforme approvate di recente dal governo Meloni.

Il Pd sembra diviso proprio su un tema scottante come quello dell'abolizione del reato di abuso d'ufficio...

«Sì, il grido di dolore nei confronti di questo reato arriva spesso proprio dai sindaci di centrosinistra. Oggi che Nordio interviene il Pd mette il silenziatore a questi sindaci, tranne a quelli che hanno le spalle più larghe e non seguono gli ordini di scuderia del Nazareno. L'Anm, invece, ha così tanti pregiudizi che, se un domani il governo proponesse di aumentare lo stipendio ai magistrati, si direbbe contraria anche a questo».

Ma autorevoli esponenti del Pd come Antonio De Caro si sono detti contrari all'abolizione tout-court di questo reato. Lei cosa ne pensa?

«Ho letto con tenerezza le dichiarazioni del presidente dell'Anci che, per indicazioni di schieramento, sostiene che la norma non va abrogata, ma solo modificata. L'abuso d'ufficio, però, è stato modificato già varie volte nel corso degli ultimi anni e non è cambiato nulla: le indagini ci sono, ma le condanne no. È un reato che i vari schieramenti hanno tenuto in vita per motivi di scontro politico perché è più efficace dire che un sindaco è finito in procura o che i finanzieri sono entrati in Comune piuttosto che dire che il Tar si è espresso in un modo o nell'altro. I sindaci, ormai, non sono più tali a causa del fango che hanno ricevuto».

Nel complesso, come valuta la riforma proposta dal ministro Nordio?

«Questa riforma va nella direzione giusta perché contiene delle norme più nette come quella dell'abuso d'ufficio e altre più timide come quella della custodia cautelare che entrerà in vigore solo tra due anni oppure quella sull'inappellabilità, limitata a reati di citazione diretta. Si toccano tanti temi che sono sulla scia delle nostre proposte di legge. Personalmente mi piace la norma sull'interrogatorio prima dell'arresto perché bisogna rimuovere un po' di limiti e di paletti. Ricordo che ci sono tanti errori di arresti di persone, come vediamo anche dalla riparazione per l'ingiusta detenzione che dal 1992 ad oggi ha riguardato più di 30mila casi».

E cosa dice sulla riforma delle intercettazioni?

«Penso che le intercettazioni, rilevanti o irrilevanti, non debbano andare sui giornali perché sono un'interferenza nella libertà di comunicazione delle persone, giustificata da fini processuali di ricerca della prova. Non sono d'accordo se si pensa che questa limitazione alla libertà di comunicazione delle persone debba essere finalizzata alla pubblicazione di questi dialoghi, rilevanti o meno, sui giornali. Anzi, oggi le intercettazioni che si usano nell'ordinanza di custodia cautelare possono essere pubblicate proprio perché l'ordinanza può essere pubblicata. La mia proposta è quella di impedire anche la pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare. Si chiama cautelare proprio perché si è in attesa degli sviluppi del procedimento, deve andare al riesame e deve ancora essere vagliata dalla Cassazione.

Quante volte ci sono delle assoluzioni che arrivano dopo che le ordinanze di custodia cautelare sono state sbattute sui giornali? Il problema è che, molto spesso, si usa il diritto di cronaca a sproposito».

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