Cronaca nera

"Volevamo ucciderci... Poi l'ho vegliata per 36 ore"

La confessione del marito e la lettera scritta (forse) da Rossella. Sul movente esclusi per ora problemi economici

"Volevamo ucciderci... Poi l'ho vegliata per 36 ore"

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Genova - Il movente o le cause scatenanti sono ancora al vaglio degli inquirenti ma si è dettagliato nel corso delle ore il contesto nel quale è maturato il delitto di Mattarana, piccola frazione in provincia della Spezia. Un omicidio-suicidio stando alla testimonianza resta da Alfredo Zenucchi, il marito di Rossella Cominotti, 53anni, la donna trovata morta la mattina dell’8 dicembre nella stanza d’albergo di una locanda della bassa Val di Vara, uccisa da un colpo di rasoio alla gola. L’uomo non riesce a rivolgere verso di sé l’arma, gira per alcune ore sul territorio finché non viene fermato ad un posto di blocco dei carabinieri in Lunigiana: questa la ricostruzione di quanto accaduto fatta dal 57enne, a partire dal ritrovamento del cadavere e fino al fermo dell’uomo, ex edicolante lombardo, che durante l’interrogatorio davanti ai militari e al pm ha fornito informazioni agli inquirenti su quello che a suo dire era un proposito di entrambi i coniugi, «farla finita insieme».

Un sospetto già dalle prime fasi di indagine e supportato poi dal ritrovamento di una lettera accanto al corpo della donna.

Nel testo parole che per gli inquirenti risultano «apparentemente scritte dalla donna e sottoscritte da marito e moglie» dalle quali emergeva la volontà da parte dei due coniugi di volersi togliersi la vita.

Ora dovrà essere eseguita una perizia calligrafica sulla missiva, per capire se la scrittura corrisponda realmente a quella della vittima. Ma nel testo non ci sono però spiegazioni che possano aiutare a circostanziare un possibile movente o una causa scatenante che avrebbe determinato il proposito di un suicidio.

L’uomo ha spiegato agli investigatori quanto accaduto nelle ultime ore all’interno della stanza di albergo, dicendo di aver voluto rispettare una scelta fatta insieme dalla coppia, ma di non essere poi riuscito a rivolgere l’arma verso di sé. La morte risalirebbe al 6 dicembre scorso, Zenucchi ha ammesso di aver colpito la donna al collo con un rasoio a mano libera e la morte sarebbe subentrata dopo un paio d'ore di agonia. Da lì in avanti ha raccontato di aver vegliato il corpo di Cominotti, fino all’8 dicembre quando di prima mattina ha lasciato la struttura, dove avevano la camera prenotata ancora per quel giorno. Nell’uscire ha lasciato la porta semi aperta della stanza, particolare che ha fatto pensare al personale dell’hotel che la camera fosse già stata liberata. Entrando, la scoperta della tragedia. E da lì il via alle indagini, con le ricerche dell’uomo concluse in Lunigiana ad un posto di blocco al quale è stato fermato, identificato e arrestato.

«Scappo così mi sparate e finisce tutto» avrebbe detto ai militari che lo hanno fermato, ma poi non ha opposto resistenza ed è stato trasferito in caserma per l'interrogatorio, dopo il quale è stato trasportato nel carcere di Massa, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Sul movente gli inquirenti si sono riservati ulteriori approfondimenti, anche se fonti investigative escludono ad ora problemi economici o legati a debiti che avrebbero fatto da causa scatenante del gesto. La coppia lombarda, che viveva vicino a Cremona, si era sposata solo lo scorso marzo.

I due avevano rilevato anche un’edicola che però negli ultimi giorni era stata improvvisamente chiusa.

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