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Qual è il colmo per un vigile del fuoco? Restare senza acqua... da bere

Ai pompieri dei distaccamenti di Agrigento, Canicattì, Licata e Lampedusa da mesi non viene garantito l'approvvigionamento di due litri al giorno previsto dalle norme e dal contratto. Protesta il sindacato autonomo Conapo

Potrebbe figurare degnamente in un libro di barzellette. O magari in una raccoltina del tipo "qual è il colmo per...". Sì, perché è decisamente da "colmo", per un pompiere, non avere l'acqua, l'elemento fondamentale del suo lavoro. E invece ad Agrigento, la terra di Pirandello e Sciascia, indovinate cosa manca proprio ai vigili del fuoco? Sì, bravissimi, proprio l'acqua. Non, per fortuna, quella da utilizzare per spegnere gli incendi, ma quella potabile, altrettanto fondamentale per spegnere la sete di chi chi gli incendi deve domare. Una situazione che sta diventando insostenibile, sostengono gli interessati, e che sta scatenando la protesta.
A denunciare il caso il sindacato autonomo dei vigili del fuoco di Agrigento, il Conapo. «Al personale dipendente dei vigili del fuoco – denuncia il segretario agrigentino del Conapo, Antonio Di Malta – giornalmente devono essere forniti due litri di acqua al giorno per le esigenze fisihe fisiologiche. Questo oltre aq essere un essenziale diritto è sancito da precise direttive e norme. Ci perviene notizia invece - prosegue il sindacalista - che da diversi mesi nella sede centrale di Agrigento e nei distaccamenti di Canicattì, Licata, Lampedusa (tutti grossi centri della provincia, ndr), non vengono fornite al personale le bottiglie di acqua. Questo sta provocando il malumore tra il personale, poiché non è giustificabile tale carenza».

Di qui la richiesta: comprare subito l'acqua minerale necessaria a soddisfare il fabbisogno dei pompieri in servizio a Agrigento e negli altri distaccamenti, e procedere a un'adeguata programmazione degli acquisti, in modo che questo disservizio, che viola «il diritto all'acqua potabile» non abbia mai più a verificarsi.

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