Giù la maschera

Tatoo e Totò

Solo il governatore Vincenzo De Luca sa trasmettere quella curiosa sensazione di avere torto su tutto, anche quando, semel in anno, ha ragione

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Solo il governatore Vincenzo De Luca sa trasmettere quella curiosa sensazione di avere torto su tutto, anche quando, semel in anno, ha ragione. In visita al liceo Torquato Tasso di Salerno che lo vide giovane studente, ed era già allora un vecchio arnese della politica, il governatore della Campania ha affrontato il grande tema della post-modernità, dopo la crisi dell'Occidente. I tatuaggi. «Fanno schifo», ha detto. «Chi li fa è un imbecille. Una ragazza tatuata mi dà sensazione di sporco».

Ora. È vero che ciò che fanno i cittadini sul proprio corpo non dovrebbe interessare un politico. Ma una riflessione sulle madri iper pittate e i padri col polpaccio tatuato che girano in bermuda da marzo a novembre - come dicono i boomer - «Ci sta».

In realtà il discorso parte da lontanissimo. Per stare in Campania, la Tribuna Illustrata nel 1906 pubblicò un articolo su «Il tatuaggio fra i camorristi». L'importante, ieri come oggi, è farsi riconoscere.

Personalmente, non abbiamo mai creduto alla frase, pensata da un tale con il piercing e i capelli viola, «La gente che rovina il mondo ha la cravatta, non i tatuaggi». Poi però vediamo De Luca, lì col suo gessato, una vita da uomo di destra, autocrate e autoritario, declinata sempre a sinistra, populismo e pummarola, e ci viene voglia di farcene uno. Magari una frase di Totò.

«Aje voglia 'e mettere rum: chi nasce strunz' nun po' addiventà babbà».

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