Cultura e Spettacoli

Cash, l'uomo in nero, narra san Paolo, l'uomo in bianco

Esce il romanzo del grande cantautore di "I Walk the Line" che passò dalla vita spericolata alle Scritture

Cash, l'uomo in nero, narra san Paolo, l'uomo in bianco

«Iniziai a scrivere di Paolo in una sorta di stile documentaristico, ma compresi ben presto di non aver molto da documentare. Paolo appare quasi all'improvviso, all'esecuzione di Stefano, e la Bibbia accenna solo al fatto che Paolo avesse espresso il suo voto favorevole alla condanna. Dopo aver giustiziato Stefano, gli uomini posarono le loro vesti ai piedi di Paolo (o di Saulo). Perché questo gesto? Decisi di doverlo scoprire. E lo scoprii», così Johnny Cash, spiega nell'introduzione de L'uomo in bianco (romanzo fino a qui inedito, pubblicato ora da Piano B edizioni), la genesi del suo libro, del suo lavoro.

Un testo ricco, strabordante, che mostra uno stile diretto, raffinato, che non permette tregua al lettore, regalando un aspetto inedito del grande cantautore, interprete di classici anni Cinquanta e Sessanta, come I Walk the Line o Ring of Fire, per non dire della serie-capolavoro delle American Recordings, che lo hanno avvicinato a un nuovo pubblico, molto più giovane, negli anni Novanta.

Cash si rivela una penna assolutamente felice che, attraverso una sorta di romanzo storico, riesce a fare luce su un personaggio controverso, tagliente come Paolo di Tarso, sulla sua «misteriosa» vita e sull'importanza del ruolo avuto nell'evangelizzazione nel mondo.

In quel suo attimo di conversione, in quel momento cruciale sulla via di Damasco, Saulo accoglie una missione ben più grande della sua, ben più complessa e pericolosa; in quella conversione durata forse meno di un minuto vennero determinati i destini di innumerevoli milioni di persone che «dovevano ancora vedere la luce». E come dice lo scrittore-cantautore: «Nessun evento, a parte la stessa nascita di Gesù Cristo, ha influenzato le sorti dell'umanità su questa terra in modo altrettanto potente come gli ordini dati, e accettati, in quel minuto scarso».

Narrazione nata da uno studio appassionato e da una profonda fede, che Johnny Cash, insieme alla moglie, la cantante June Carter, accolse da un certo punto della sua vita in poi, come una fonte da cui attingere e anche dall'incontro con le Scritture (che dal 1968, anno del matrimonio con June e dopo sette anni di dipendenza da anfetamine e altri farmaci, divennero un punto di incontro fondamentale nella relazione amorosa) che facevano tornare alla memoria un viaggio in Israele, luogo epifanico per Cash.

Da questi crocevia di letture, fede, amore, comincia anche uno studio attento della Bibbia, attraverso corsi per corrispondenza che nel 1977 fecero ottenere certificati firmati e sigillati dalla Christian International, che affermavano che la coppia fosse all'altezza di studiare le sacre scritture e durante questi studi un libro che fece entrare Paolo nell'esistenza di Cash: La vita dell'Apostolo Paolo di Conybere e Howson.

Ma non ci si deve lasciare ingannare da tanto fervore religioso, L'uomo in bianco è la storia di un essere umano, delle sue contraddizioni, soprattutto della sua ossessione (tema forse ricorrente in ogni pagina sia per il protagonista che per lo scrittore) per la Fede, per la grande Legge studiata e vissuta da sempre. Egli, fariseo, non ammette, non tollera, odia visceralmente gli adepti del Falegname, non può sopportarne l'esistenza soprattutto nella sua terra, nella terra dove tutto ha origine.

La violenza dell'odio di Saulo è tangibile, avvolge il lettore e lo trascina in insondabili abissi, dove si percepisce chiaramente tutto l'astio e la repulsione, nonché la dedizione forsennata che questo inquisitore cova e alimenta nel suo animo.

Non accetta compromessi, dialoghi, parole che arrivano dai suoi superiori, egli sa perfettamente qual è la sua missione e se ne infonde in modo fanatico, terroristico e di terrore si parla quando la sua presenza si palesa nei luoghi di culto dei nazareni, oppure nelle strade, un terrore sibilante e incombente che viene palesato fin dalla sua camminata (riconoscibile anche dopo la conversione).

Saulo percuote con ogni fibra del suo essere tutto ciò che non appartiene alla sua gente e al suo credo, non risparmia i romani (pur essendo cittadino romano e utilizzando, astutamente, questo diritto per «porsi in salvo»), gli ebrei, nessuno che non abbia la forza necessaria per portare avanti la tradizione, il Credo.

Ma non si giunga subito alla conclusione che questo sia un romanzo autobiografico, perché pur avendo caratteristiche narrative simili a quelle esistenziali dell'Uomo in Nero che tutti conosciamo, si percepisce una vicenda completamente a sé stante, che solleva chi la scrive, lo rende partecipe di una sorta di eucaristia letteraria, in cui la scrittura si ciba di chi la crea in modo salvifico.

Fin all'ultima pagina, anche dopo la conversione, Paolo di Tarso è un personaggio potente, come la scrittura di Cash, capace di insidiarsi nell'animo umano, di renderlo un crogiolo di emozioni contrastanti, dall'ammirazione allo scetticismo, dal disprezzo alla comprensione di un grande personaggio, che acquista vita propria, grazie agli studi e alla fervida immaginazione dell'autore (che non risparmia a ogni pagina di dettagli storici o caratteriali dei suoi protagonisti) e che si staglia oltre la storia che tutti conosciamo.

L'unico punto veramente in comune di due vite distanti millenni eppure così vicine tra loro e stato il «Correre nella corsa che ci sta davanti» fino al riposo.

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