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Da carnefici a vittime, è il contrappasso

Germania sotto choc ma peso del ko inferiore perché non c'erano i tifosi

Da carnefici a vittime, è il contrappasso

I gol non solo si contano: si pesano. Lo stesso vale per le batoste, soprattutto quando coinvolgono squadroni come la Germania, umiliata 6-0 martedì dalla Spagna in Nations League. Nell'ultimo decennio i tedeschi si sono sempre trovati dalla parte dei carnefici: 4-0 all'Argentina ai quarti di Sudafrica 2010, 4-0 al Portogallo nel match d'esordio di Brasile 2014 ma soprattutto, nel medesimo torneo, il 7-1 rifilato ai padroni di casa del Brasile in semifinale. La sconfitta in Nations League fa ovviamente notizia, ma si tratta di un contesto innegabilmente diverso rispetto a un Mondiale, tanto più considerando l'assenza di pubblico.

Ma anche la stessa Spagna non potrà mai mettere sullo stesso piatto della bilancia il 6-0 di Siviglia con il 4-0 nella finale di Euro 2012 che mandò in frantumi le ambizioni dell'Italia di Cesare Prandelli. Le Furie Rosse, che nel proprio carnet vantano pure un 6-0 alla Croazia vice-campione del mondo (accadde due anni fa nella prima Nations League) non sono però immuni da tonfi clamorosi, come il 5-1 subito al Mondiale brasiliano dall'Olanda che segnò l'inizio della fine del dominio spagnolo a livello internazionale.

Gli stessi oranje ne hanno presi 4 dalla Francia nella scorsa Nations League mentre, per completare la carrellata delle umiliazioni delle big in partite ufficiali dal 2010 a oggi, nel 2017 in Copa America il Cile distrusse il Messico 7-0. Tornando alla Germania, però, gli strascichi della disfatta in Spagna non devono essere sottovalutati, visto che il ct Loew, comunque confermato per l'Europeo, sembra aver perso da tempo le stimmate del cervello tattico che operava alle spalle di Klinsmann prima di prendere direttamente le redini della nazionale e portarla sul tetto del mondo.

Se i talenti tedeschi, soprattutto dalla mediana in avanti, sono indiscutibili, la fragilità difensiva e la scarsa coesione della squadra rappresentano problemi ormai persistenti.

Tre reti subite da Turchia e Svizzera, sei dalla Spagna, tanta confusione e un'aria da fine impero che, a dispetto del ricambio generazionale, continua a aleggiare.

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