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"Io, un medico in pedana me ne guardo bene da... curare l'avversario"

Sabato via ai Mondiali di scherma a Milano. Il campione olimpico: "Noi pronti a stupire"

"Io, un medico in pedana me ne guardo bene da... curare l'avversario"

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Daniele Garozzo è una delle star della Nazionale di scherma pronta a salire in pedana per i Mondiali di Milano. Il 30enne siciliano, campione olimpico di Rio 2016 e argento a Tokyo 2020 nel fioretto individuale, è uno che ce l'ha fatta: partito a soli 18 anni da Acireale, dove era costretto ad allenarsi davanti ad un manichino, ha raggiunto Frascati per diventare una stella del suo sport. Ma tra una stoccata e l'altra, Daniele ha trovato il tempo, e la forza, di laurearsi in medicina, con tesi in chirurgia vascolare. Dottore come papà Salvo, angiologo. Un ragazzo così vincente e perbene meriterebbe, forse, di essere nella lista dei portabandiera a Parigi 2024. Ma prima bisogna qualificarsi: la rassegna milanese rappresenta la tappa più importante in vista dei Giochi.

Daniele, come arriva l'Italia a questi Mondiali?

«La vedo bene su tutte le armi, con entrambi i sessi. Abbiamo un gruppo di atleti di esperienza che si sta mixando con i giovani. Non vediamo l'ora di affrontare questa manifestazione, che sarà una bella vetrina per il nostro sport all'interno del nostro Paese».

Il fioretto azzurro non tradisce mai. Un oro è il minimo anche quest'anno?

«Io punto a due ori. Non bisogna mai nascondersi. Il fioretto è l'arma più vincente della scherma italiana e dobbiamo cercare di mantenerla in alto».

Ha vinto tutto in carriera a parte il titolo iridato individuale.

«Non la vedo come una mancanza, anzi questo Mondiale è un'opportunità, una grande occasione. Non sono uno che pensa ai record, ma solo alla gara. Me la voglio godere».

Che effetto le fa sapere che il 25 luglio alla cerimonia di apertura ci sarà anche Mattarella?

«Penso che la presenza della massima istituzione del Paese sia una grande opportunità per la scherma. Il Presidente della Repubblica ha speso parole importanti sul nostro sport, che ha definito genuino e in cui c'è grande rispetto per l'avversario. Gliene sono grato».

Dodici anni fa a Catania, sua città natale, si disputò l'ultimo Mondiale in Italia.

«La ricordo bene quell'edizione, in cui vincemmo 4 ori con Paolo Pizzo, Andrea Cassarà, Valentina Vezzali e Aldo Montano. Allora facevo lo sparring partner, o forse dovrei dire il riscaldatore, non so se esista questo termine (ride). Dieci minuti prima della gara, Stefano Cerioni mi chiese di riscaldare i ragazzi, e li ho fatti scaldare. E quando vincevano, gli dicevo: ho portato bene?».

Chi erano i suoi avversari?

«Valentina, per esempio, contro cui ho proprio fatto una gara! E poi Cassarà, Di Francisca, Aspromonte e Avola, lui era teso e mi diceva vai piano, vai piano».

A Milano, la Russia non sarà della partita nelle gare a squadre. Cosa ne pensa?

«Dispiace, personalmente, non ne ho mai fatto segreto. Non voglio dire niente sul discorso geopolitico, ma sono convinto che allontanarli non servirà a niente, così come non farli gareggiare. Speriamo ci sia un avvicinamento e auspico che si possa tornare a vedere lo sport come una possibilità per creare ponti e legami».

Tra lei e la sua fidanzata Alice Volpi (fiorettista azzurra) c'è una sfida a chi vince più medaglie?

«No, la sfida con Alice c'è in casa soltanto per chi cucina A volte litighiamo sul calcio: io sono juventino e lei viola. Ci sopportiamo!».

A cena parlate di scherma o cercate di evitare l'argomento?

«Io purtroppo sono fissato e porto spesso il lavoro a casa.... Lei mi dice ok, Dani, basta, parliamo d'altro».

Daniele Garozzo è anche medico chirurgo ed è la prova che non è impossibile conciliare sport e studi. Quando ha iniziato e quanto la tiene impegnato?

«Questo è il primo anno e ho dovuto lasciare le Fiamme Gialle. Lavoro all'ospedale di Tor Vergata. È tosta conciliare la scherma e la professione di medico. Già studiare nella facoltà di medicina era difficile, ora che sono medico lo è ancora di più. Spero di essere ambasciatore per quei ragazzi che studiano. Sarebbe un motivo di orgoglio».

Dottor Garozzo e Mr Daniele, cambia la sua personalità in pedana?

«Giù la maschera non penso a curare l'avversario, diciamo così». (ride)

Ha lasciato Catania a 18 anni per andare a Frascati. Quanto è stato difficile?

«Ne è valsa la pena. Grazie alla scherma sono diventato uomo. Mi ha dato la possibilità di viaggiare, di crescere, di perdere, di sacrificarmi nell'allenamento, devo tantissimo allo sport al di là delle medaglie. Nella vita c'è altro.

Finiti i Mondiali, andrò 10 giorni in vacanza in Thailandia».

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