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"Il mio fioretto da sogno: riportare tre bandiere sul podio dei Giochi"

Il ct a un mese dai Mondiali di Milano pensa già a Parigi 2024: "Possiamo fare la storia"

"Il mio fioretto da sogno: riportare tre bandiere sul podio dei Giochi"

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Quel Porthos, che forse ci eravamo dimenticati, è tornato a condurre l'assalto. Fioretto in mano e giù la maschera. L'Italia vera, vincente sulle pedane, oggi è nelle mani di Stefano Cerioni. In attesa di mondiali a Milano e Olimpiadi a Parigi, godiamoci i primi 4 posti per le donne ai recenti europei (solo) individuali di Plovdiv, risultato che fa guinness, oltre ad oro e bronzo per i maschi. Ai mondiali dell'anno scorso furono le squadre ad essere tutte d'oro. Oggi il focoso Porthos dei suoi ori lontani è diventato un avveduto 59enne ct, meno focoso ma con il talento del maestro, l'occhio fino sulle bontà tecniche, la tempra di un allenatore di successo. E un rimpianto: «Anche a me sarebbe servito un Cerioni allenatore: avrei vinto di più. Non ho raccolto per quanto potevo: due olimpiadi con l'oro (Los Angeles a squadre e bronzo individuale; Seul individuale ndr.) e altre due meno bene. Mettiamoci pure i problemi caratteriali. Però mi è servito. Per far capire ai ragazzi cosa bisogna fare, dove non si può sbagliare».

Un ct tornato dal freddo, ovvero dalla Russia. Anno di cambio corsa 2021. Oggi si sarebbe trovato in difficoltà a restarci?

«Grosso problema e mi spiace tanto per gli atleti che ho conosciuto. Quello è un Paese dove lo sport serve per emergere, ho visto gente con grande dedizione».

Adesso sono in stand by...

«Saperli fuori fa male. Fuori da tutto, la gran parte è inserita nei corpi militari. Eppure una volta i Giochi fermavano le guerre. Resto dell'idea che lo sport deve stare fuori dalla politica».

Stavolta il boicottaggio parla per conto dello sport...

«Ho visto l'Ucraina rifiutarsi di tirare in pedana. Penso per ordini superiori. Ai mondiali di Milano non verranno».

Mondiali di fine luglio: come sarà l'Italia di Cerioni?

«Scaramanzia a parte, si va per vincere. I giovani hanno ricominciato ad esultare. Le quattro sul podio europeo fanno storia. Ci vuole anche fortuna nei sorteggi: i maschi si sono incrociati in scontri diretti e addio sogno del poker. Stiamo facendo piccoli passi per arrivare bene. Poi ci sarà l'Olimpiade di Parigi e Milano conterà per qualificarsi».

L'Italia deve vincere per tradizione...

«Vero, ma gli avversari si sono avvicinati. Una volta era difficile studiarci, ora è più facile. La differenza sta nei particolari, si arriva testa a testa. Usa, Giappone, Francia, Hong Kong, la Cina che cresce: sono pericoli. Previsioni a squadre? Dico Usa e Italia finaliste. Da noi serve una miglior base fisica fin da bambini. Guardate piccoli Paesi come Croazia o Corea: pochi abitanti ma grande livello sportivo».

È cambiata la scherma del fioretto?

«Ai miei tempi ero fisicamente esuberante. Ed ho trovato terreno fertile. Mettevo più praticità e meno eleganza. Oggi sono tutti piazzati fisicamente. Il metodo è diverso. E non devono mancare cuore e passione».

L'Italia è in buone mani?

«Fra gli uomini Garozzo, due medaglie olimpiche e un dottorato, resta il leader, Macchi ha appena preso l'oro, Foconi è sempre da podio. Marini soffre ad una spalla: speriamo di recuperarlo per i mondiali. Poi dovrà operarsi».

Le donne vanno forte. Ci risiamo con un Dream Team?

«Batini e Palumbo sono le più esperte. Poi Alice Volpi, Favaretto grande emergente. Aspetto Arianna Errigo, che a marzo ha avuto due gemelli. Sta lottando per il mondiale, ha grande voglia, è una sfida che le piace. Ma attenti all'americana Kiefer, oro olimpico, e alla Thibus francese oro mondiale».

Senta Cerioni, questa rinnovata sfida da ct è arrivata dopo l'appello della Di Francisca, il richiamo di un grande amore. L'autobiografia della campionessa parla chiaro. Dunque?

«Lasciamo perdere la storia di cuore. Elisa è sempre molto diretta ed ha detto quello che pensavano in parecchi. Sono riconosciuto come uno dei tecnici che può fare la differenza. Magari poteva aspettare un attimo. Non buttare benzina sul fuoco, mettendo in difficoltà altre persone».

Bene, allora grazie Di Francisca. Ma dove porta il sogno di Cerioni? Dentro o fuori dalla scherma?

«Testa e cuore sono nella scherma, non mi vedo altrove. Piuttosto direi che ricordo tre bandiere tedesche sul podio olimpico di Seul. Mi colpirono. Nel 2012 a Londra, sotto la mia guida, ci sono state tre italiane sul podio. Sono qui per riprovarci a Parigi.

Se succederà, faranno la storia».

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