Scienze e Tecnologia

La mossa di Google che gela le mire degli editori francesi

Google ha annunciato che non pagherà gli editori e che lascerà piuttosto a ciascuno di loro la possibilità di scegliere se mostrare o meno le anteprime

La mossa di Google che gela le mire degli editori francesi

In Francia Google "bypassa" la legge nazionale. Alla fine di ottobre, infatti, entrerà in vigore la nuova legge del governo francese sul diritto d'autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale, recependo la Direttiva Ue 2019/790 approvata dal Parlamento europeo. Le nuove norme Ue sul copyright avrebbero dovuto consentire a creatori ed editori di notizie di negoziare con i giganti del web il pagamento di compensi per l'utilizzo di contenuti coperti da diritti d'autore. Le nuove regole, spiega Il Post, stabiliscono che le anteprime degli articoli possano essere mostrate sulle pagine dei risultati solo sotto licenza, pagando quindi gli editori: Google ha annunciato che non pagherà gli editori e che lascerà piuttosto a ciascuno di loro la possibilità di scegliere se mostrare o meno le anteprime, modificando il codice dei loro siti.

Come spiega il colosso in un post: "Adesso, quando mostriamo risultati di ricerca relativi ad una notizia, vedete un titolo con un link che vi porta direttamente al sito d’informazione. In alcuni casi offriamo anche una preview dell’articolo e mostriamo per esempio qualche riga di testo o un’immagine. Quando la legge francese entrerà in vigore, non pubblicheremo più questa overview in Francia per gli editori europei a meno che l’editore non si sia mosso per informarci di questo desiderio”. Secondo quanto riferito da Google, gli editori sono sempre stati in grado di scegliere se vogliono che i loro contenuti siano accessibili o meno tramite il motore di ricerca di Google o Google News. "Abbiamo appena messo in atto impostazioni più dettagliate per i webmaster che consentono ai publisher di specificare quante informazioni vogliono visualizzare come anteprima nei risultati di ricerca. Gli editori di tutto il mondo possono utilizzare queste nuove impostazioni per scegliere il tipo di anteprima più adatto per attirare gli utenti sul proprio sito", sottolinea il gigante di Mountain View.

Google spiega inoltre come, oltre a indirizzare traffico ed entrate verso gli editori di notizie, "continuerà a fare la sua parte per aiutare il giornalismo a prosperare online". E cita i "300 milioni di dollari in tre anni nella Google News Initiative, che aiuta gli editori a sviluppare nuovi flussi di entrate ed esplora modi innovativi di presentare notizie".

Il colosso fa sapere, dunque, di rispettare "le nuove norme sul copyright della Francia" anche se di fatto le bypassa non pagando gli editori. Come rileva Wired, ora gli editori sono davanti a un bivio: rinunciare a un diritto che è stato loro riconosciuto dalla legge, permettendo a Google di continuare a utilizzare gratuitamente i contenuti, o rischiare di vedere diminuire il proprio traffico che arriva in buona parte proprio da queste anteprime. La decisione di Google, tuttavia, sta suscitando reazioni anche molto dure. Secondo il presidente del parlamento europeo David Sassoli e il presidente della Siae, Mogol, le nuove regole sul copyright si applicano.

"Abbiamo visto reazioni scomposte sul recepimento delle nuove regole" afferma Sassoli, ma "in Europa decidono gli europei", ragion per cui "nello spazio europeo deve essere in vigore la legislazione europea". Ha poi aggiunto: "Non vogliamo farci rubare il lavoro. Perché è di questo che si tratta. Qui parliamo di metodi che mettono a repentaglio il nostro lavoro, quello di giovani giornalisti, autori, creativi”. Da qui l’invito a tutti gli Stati membri. Sassoli è consapevole che "ci sono i tempi tecnici" per il recepimento di direttive e regolamenti Ue. Ciò detto "ci auguriamo che le regole vengano recepite da tutti quanti in tempi brevi".

Carlo Perrone, presidente di Enpa (Associazione degli editori europei) e consigliere del gruppo Gedi, fa i conti in tasca alla multinazionale: "L’80% dei ricavi pubblicitari che vengono generati sul lavoro editoriale online va a Google e soltanto il restante 20% a noi editori". Che però, sottolinea Perrone, “sosteniamo noi con i costi abbiamo anche la responsabilità di ciò che viene scritto. Le piattaforme online, invece, traggono solo i benefici.

Quello di Google è un vero e proprio colpo di mano che ha un intento intimidatorio nei confronti degli editori", ha concluso il presidente di Enpa.

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