Guerra in Ucraina

"Popolo martoriato". Papa Francesco chiede la pace per l'Ucraina

Nel giorno di Santo Stefano, Primo Martire, il Santo Padre dedica l'Angelus ai martiri di oggi: l'Ucraina in guerra e i cristiani perseguitati

"Popolo martoriato". Papa Francesco chiede la pace per l'Ucraina

"Chiediamo la pace per la martoriata Ucraina". Lo ha detto Papa Francesco al termine dell'Angelus di Santo Stefano. "Rinnovo l'augurio di pace", aggiunge Bergoglio, che auspica "pace nelle famiglie, nei movimenti, nelle parrocchie, per quelle popolazioni tormentate dalla guerra".

L'Ucraina e i cristiani perseguitati, i "martiri" di oggi

"Ci sono molte bandiere ucraine oggi qui", nota il Papa parlando a Piazza San Pietro nell'ultimo giorno del trittico natalizio. "Chiediamo la pace per questo popolo martoriato", ha continuato il Pontefice, ribadendo il messaggio sull'identificazione, chiara, del Paese esteuropeo come aggredito nella guerra lanciata oltre trecento giorni fa dalla Russia di Vladimir Putin.

Parlando dal Palazzo Apostolico di Santo Stefano, primo martire riconosciuto dalla cristianità, Francesco non ha esitato a riconoscere le stimmati del martirio nella sofferenza patita dall'Ucraina aggredita dalla Russia.

BANDIERE UCRAINA ALL'ANGELUS DI PAPA FRANCESCO - UCRAINE
Fedeli ucraini in Piazza San Pietro con le bandiere del loro Paese (ANSA)

Santo Stefano è stato il primo martire e martire è anche, per Francesco, anche la cristianità perseguitata nel mondo. Il Papa oggi ha dedicato l'Angelus ai martiri, anche ai nostri giorni "numerosi", che mettono a rischio la loro vita per testimoniare la fede. Dalla Cina alla Nigeria, dal Sahel alla Siria, negli ultimi anni la Grande Persecuzione contro i cristiani ha riproposto il tema del martirio nel mondo: Aiuto alla Chiesa che Soffre ha riconosciuto nel suo ultimo report ben 360 milioni di cristiani come vittime di persecuzioni che vanno dalla limitazione della libertà di culto alla minaccia di morte tramite agguati e attentati. Un essere umano su venti.

L'attualità di Santo Stefano

Che si tratti degli ucraini che soffrono sotto i colpi dei bombardamenti aerei o della morsa del gelo o dei cristiani intenti a resistere per difendere la loro fede, il martirio è presente nella storia come condizione esistenziale nel XXI secolo, in piena era presente. La figura di Santo Stefano è quanto mai attuale. Francesco ha dichiarato che il suo messaggio incarna appieno il desiderio di pace del cattolicesimo, a suo avviso identificabile dal Vangelo: Stefano è il simbolo del valore di "accogliere la Parola e comunicarne la bellezza, raccontare come l'incontro con Gesù cambia la vita. Questo per Stefano era così importante, che non si è lasciato intimidire nemmeno dalle minacce dei persecutori, neanche quando ha visto che le cose per lui si mettevano male".

SANTO STEFANO PROTOMARTIRE
Santo Stefano, il cui martirio è raccontato negli Atti degli Apostoli, in una tavola di Giotto conservata al Museo Horne di Firenze (1330-1335 ca)

"Però", ha aggiunto il pontefice, "la sua testimonianza più grande è un'altra ancora: quella che ha saputo unire la carità e l'annuncio. Ce l'ha lasciata in punto di morte, quando sull'esempio di Gesù ha perdonato i suoi uccisori. Ecco allora la risposta alla nostra domanda: noi possiamo migliorare la nostra testimonianza attraverso la carità verso i fratelli, la fedeltà alla Parola di Dio e il perdono. Carità, Parola, perdono - ha continuato - È il perdono a dire se davvero pratichiamo la carità verso gli altri e se viviamo la Parola di Gesù".

Il tema del perdono nel messeggio del Papa

Perdono è stata la parola chiave nei messaggi di Natale del Papa. Francesco ha sottolineato che "il Natale non è la fiaba della nascita di un re, ma la venuta del Salvatore, che ci libera dal male prendendo su di sé il nostro male: l'egoismo, il peccato, la morte".

Per il Papa Santo Stefano è un simbolo perché "i martiri sono i più simili a Lui. Infatti, la parola martire significa testimone: i martiri sono testimoni, cioè fratelli e sorelle i quali, attraverso le loro vite, ci mostrano Gesù, che ha vinto il male con la misericordia. E anche ai nostri giorni i martiri sono numerosi, più che nei primi tempi. Oggi preghiamo per questi fratelli e sorelle martiri, perseguitati - ha invitato il Papa -, che testimoniano Cristo".

Il tema della pace

Pace e riconciliazione, dunque. La teologia "politica" di Papa Francesco ha il suo culmine, oggi, nelle parole sull'Ucraina e i cristiani perseguitati ma il suo cuore spirituale nel discorso su Santo Stefano: " Pensiamo alla nostra capacità di perdonare, in questi giorni nei quali magari incontriamo, tra le tante, alcune persone con cui non siamo andati d'accordo, che ci hanno ferito, con le quali non abbiamo mai ricucito i rapporti - ha proseguito il Papa - Chiediamo a Gesù appena nato la novità di un cuore capace di perdonare: la forza di pregare per chi ci ha fatto del male e di fare dei passi di apertura e di riconciliazione. Maria, Regina dei martiri, ci aiuti a crescere nella carità, nell'amore per la Parola e nel perdono".

Un messaggio ai fedeli e ai decisori che rappresenta l'ennesimo, inequivocabile, appello al dialogo del pontefice. E che sul fronte della presa di posizione del Papa sul conflitto in Ucraina e la persecuzione dei cristiani nel mondo chiarisce bene la posizione del Pontefice e del Vaticano. In primo luogo, sul conflitto ucraino il Papa è assolutamente favorevole a porsi da mediatore, da perno negoziale, da facilitatore a qualsiasi colloquio diplomatico tra Kiev e Mosca e rifiuta ogni idea di "scontro di civiltà". Ma la sua visione non implica assolutamente il rifiuto della chiara identificazione di un aggressore, la Russia, e un aggredito, l'Ucraina e il suo popolo. Come del resto già nei mesi scorsi aveva fatto intendere sia parlando direttamente sia per mezzo delle dichiarazioni del Segretario di Stato Pietro Parolin.

In secondo luogo, il tema della Pace e la testimonianza del martirio informano appieno anche il discorso sui cristiani perseguitati. Papa ecumenico e fautore del dialogo interreligioso come nessun pontefice prima di lui, Francesco ha però portato a pieno riconoscimento il tema della difesa della libertà di culto e, senza alcuna torsione "politicamente corretta", ricorda che i cristiani, spesso in ogni discorso mediatico identificati con l'Occidente e dunque con il privilegio politico, sociale ed economico, sono in realtà la categoria di credenti più maltrattata su scala globale. E al tempo stesso, di converso, i più aperti verso i culti altrui. L'ammonizione sul tema è legata alla volontà di costruire una pace giusta di convivenza: delle minoranze non cristiane nei Paesi a maggioranza cristiana così come delle minoranze cristiane in Stati formalmente "atei" così come in quelli musulmani, induisti, buddhisti. Per evitare che non ci sia la "pace" del cimitero.

Nessuna pace senza una giustizia sostanziale: l'Angelus del Papa si potrebbe, in poche parole, riassumere come un invito a realizzare questo proposito.

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