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Watergate, chi offre di più? All'asta l'albergo-incubo di Nixon (e pure di Clinton)

Il complesso residenziale che diede il nome
al più grande scandalo della Storia degli Stati
Uniti è in vendita al migliore offerente. Tra
gli ospiti dell'hotel anche Luciano Pavarotti
e Monica Lewinsky nei mesi caldi del Sexgate

È un nome magico e maledetto allo stesso tempo. Il «Watergate Hotel», uno degli edifici del complesso che ha battezzato il più famoso scandalo politico americano, è stato messo oggi in vendita all'asta. L'albergo-mito della capitale degli Stati Uniti, situato accanto al Kennedy Center, ha ospitato in passato le leggende della lirica, da Luciano Pavarotti a Placido Domingo, attratte dalla vicinanza al palcoscenico della Washington Opera.
Il lussuoso hotel è chiuso però al pubblico dal 2004, quando venne acquistato dalla compagnia «Monument Realty» per essere trasformato in un complesso di appartamenti per Vip. Il tentativo è stato però bloccato dagli altri inquilini del complesso, costringendo la compagnia a mettere all'asta l'hotel, che dovrà sempre fare i conti con la celebrità del suo nome.
Il Watergate è un vasto complesso di uffici, negozi e appartamenti. Costruito da una impresa italiana è sempre stato vicino al cuore dei repubblicani: ci abitavano numerosi collaboratori dei presidenti Nixon e Reagan e in tempi più recenti ha visto tra i suoi inquilini il segretario di stato Condoleezza Rice, il presidente della Fed Alan Greenspan, il ministro della difesa Robert McNamara, il senatore John Warner (ex marito di Liz Taylor), il violoncellista Mstislav Rostropovich.
Il tentativo fallito dei cinque «idraulici» inviati dalla Casa Bianca di Nixon per frugare tra i fascicoli del quartier generale democratico (che si trovava appunto nel Watergate) ha associato per sempre il nome del complesso edilizio alla storia politica americana. Ma il Watergate è collegato anche ad uno scandalo democratico: qui si era infatti rifugiata Monica Lewinsky (la madre vi aveva un appartamento) dopo la rivelazione del suo legame sessuale col presidente Bill Clinton. I reporter ed i fotografi avevano assediato per mesi l'appartamento, che si trovava accanto a quello della coppia repubblicana Bob ed Elizabeth Dole (lui era candidato alla presidenza, lei era ministro dei trasporti).

Quando Monica decise infine di cambiare rifugio lasciò bigliettini sotto le porte dei vicini scusandosi «per avere attirato troppa attenzione sull'edificio».

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