Cronaca nera

Caso Emanuela Orlandi, spuntano gli identikit: quella presunta somiglianza con lo zio

Gli identikit dell'uomo in compagnia di Emanuela Orlandi il giorno della scomparsa presentano alcuni punti di debolezza: la pista famigliare fu ampiamente scandagliata

Screen Quarto Grado
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Caso Emanuela Orlandi, spuntano gli identikit: quella presunta somiglianza con lo zio

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Nella scomparsa di Emanuela Orlandi, alla luce della presunta pista famigliare ventilata dal TgLa7 nei giorni scorsi, che ruolo giocano gli identikit dell’uomo visto con la 15enne il 22 giugno 1983? A quanto si dice, il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi e il procuratore romano Francesco Lo Voi, avrebbero affermato che la somiglianza tra lo zio Mario Meneguzzi e gli identikit sarebbe “impressionante”.

Di Meneguzzi si era parlato in merito a delle avance verbali rivolte nel 1978 a Natalina Orlandi, sorella maggiore di Emanuela, all’epoca 21enne. Natalina venne convocata a settembre 1983 dall’allora magistrato del caso Domenico Sica, che tuttavia ne sarebbe stato a conoscenza dall’agosto precedente. Ma in realtà quell’episodio, risalente a 5 anni prima della scomparsa, sarebbe stato isolato e chiuso, con Natalina che aveva respinto seccamente lo zio e, per affetto verso la zia paterna, moglie di Meneguzzi era andata avanti.

Meneguzzi e la sua famiglia furono pedinati e indagati all’epoca, ma ne fu dimostrata l’estraneità. Secondo Pietro Orlandi, questa vicenda emerge perché qualcuno ha paura della costituenda Commissione parlamentare per la scomparsa della sorella e di Mirella Gregori: “Per me la cosa più bassa arrivata in 40 anni. In 40 anni non sono mai arrivati a questo punto: fare di tutto pur di allontanare la verità dal Vaticano”, ha commentato l’uomo a Quarto Grado.

La trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Visero ha riattualizzato, grazie all’artista Gregorj Cocco, gli identikit che secondo alcuni assomiglierebbero a Meneguzzi. Si tratta di tre disegni tratteggiati a 2 anni di distanza, in base alle testimonianze dell’appuntato Bruno Bosco e del vigile urbano Alfredo Sambuco, che quel 22 giugno 1983 lavoravano a piazza Madama, a due passi dalla scuola frequentata da Emanuela Orlandi. Sambuco, che come moltissimi probabilmente conosceva Meneguzzi per averlo visto in tv e sui giornali con gli Orlandi, avrebbe avvicinato l'uomo per chiedergli di spostare la sua Bmw.

Gli identikit riattualizzati e il confronto con Mario Meneguzzi
Gli identikit riattualizzati e il confronto con Mario Meneguzzi (Screen Quarto Grado)

I volti degli identikit appartengono un uomo di 40-45 anni, mentre Meneguzzi all’epoca ne aveva 53. Inoltre molti lineamenti e la stempiatura non corrispondono affatto all’immagine dello zio degli Orlandi. E poi c’è il nodo del ricordo dei testimoni. “Il limite è proprio questo: il tempo, i dettagli che il testimone riferisce e poi la capacità di tradurre quegli elementi al disegnatore”, ha chiosato un ospite fisso della trasmissione, il generale Luciano Garofano. Cha ha aggiunto, confrontando Meneguzzi e gli identikit: “Anche a me sembrano obiettivamente diversi”.

Mario Meneguzzi aveva inoltre un alibi: il giorno della scomparsa della nipote era a Torano in villeggiatura con la famiglia, tra cui anche la cognata Anna, che testimoniò tra l’altro.

Il figlio dell’uomo, Pietro Meneguzzi, anche lui a favore della Commissione parlamentare, ha detto a Quarto Grado che “il Vaticano troverà una falsa verità”.

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