Coronavirus

Ecco che cosa rischia adesso chi rifiuta la dose del vaccino

L’attesa per chi rinuncia o non si prenota sarà almeno di tre mesi. Quando ricomincerà la somministrazione di AstraZeneca verranno chiamate più persone per recuperare il tempo perso

Ecco che cosa rischia adesso chi rifiuta la dose del vaccino

In molti stanno pensando in questi giorni di rinunciare al vaccino e tanti hanno già cancellato la prenotazione. Atteso per oggi il parere dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, che deciderà se confermare o meno la sicurezza del siero prodotto dall’azienda farmaceutica AstraZeneca.

Recuperare i giorni persi

Se, come ci si aspetta, l’Ema darà il via libera, nei prossimi giorni verranno chiamate più persone a vaccinarsi rispetto a quelle previste inizialmente. Un modo per cercare di recuperare il tempo perduto, mettendo anche in conto che qualcuno potrebbe non aderire. Infatti c’è il rischio reale che molte persone che verranno chiamate possano decidere di rinunciare alla somministrazione del vaccino anglo-svedese perché timorosi di ricevere l’inoculazione di quel siero specifico.

Se la sospensione di AstraZeneca, non del tutto esclusa, dovesse venire prolungata, sarebbe un gran problema per tutta la campagna vaccinale. Se invece dovesse ripartire, come riportato dal Corriere, l’idea potrebbe essere quella di scegliere, almeno per i primi giorni, la tattica di un leggero overbooking. In poche parole, verrebbe chiamato un numero superiore di persone rispetto alle dosi di vaccino disponibili, proprio perché alcune di queste potrebbero decidere di non presentarsi. Ovviamente però non si può sapere con esattezza in quale percentuale. Alla fine potrebbero anche aderire tutte. L’obiettivo che si cerca di raggiungere è quello reso noto neanche una settimana fa, ovvero di immunizzare l’80% degli italiani entro la fine del mese di settembre. In circa due settimane verrebbero così recuperate le 200mila somministrazioni perse nei quattro giorni di stop obbligato.

Quando riceveranno il vaccino?

In Italia, chi dovesse rinunciare al vaccino AstraZeneca potrebbe finire in fondo alla coda. Questa regola non è di oggi, ma c’è fin dall’inizio. Potrebbe toccare sia a coloro che non si presenteranno a un appuntamento già prenotato, sia a coloro che non si prenoteranno prima della scadenza prevista per la propria categoria, che può riguardare la fascia di età o la professione, come per esempio i docenti.

Essere messi in fondo alla fila vorrà dire dover aspettare almeno tre mesi prima di venire vaccinati.

Quando però arriveranno le dosi di vaccino attese, e le persone più fragili o maggiormente esposte al rischio di contagio saranno state tutte vaccinate, si passerà a quel punto a uno schema più flessibile. Si partirà quindi con la vaccinazione di massa, sempre su prenotazione, ma senza stare a guardare le varie categorie per professione o fasce d’età. E qui potrebbero rientrare le persone che avevano rinunciato ad AstraZeneca. Il governo e il commissario straordinario all’emergenza, Paolo Francesco Figliuolo, stanno lavorando per aumentare il numero dei vaccinatori che andranno anche nelle farmacie per inoculare il siero. Gli infermieri che lavorano nelle strutture ospedaliere vaccineranno anche fuori dall’orario di lavoro, ricevendo un compenso economico. Si potrà ricevere il vaccino anche dai dentisti all’interno del loro studio o in centri specializzati, ma questa decisione dipenderà dalle Regioni. L’importante è che adesso arrivino le dosi tanto attese.

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