Guerra in Ucraina

Mosca schiera i droni terrestri: il futuro della guerra è in Ucraina?

Gli Ugv, mini-carri armati robot sono comparsi in Ucraina, schierati dalle truppe del Cremlino per ricevere il battesimo del fuoco. Ecco di cosa si tratta e quale può essere il loro impiego.

Mosca schiera i droni terrestri: il futuro della guerra è in Ucraina?

Ascolta ora: "Mosca schiera i droni terrestri: il futuro della guerra è in Ucraina?"

Mosca schiera i droni terrestri: il futuro della guerra è in Ucraina?

00:00 / 00:00
100 %

Le truppe di Mosca hanno schierato per la prima volta droni terresti armati. Rilevati in due settori sulla linea del fronte e immortalati da diverse immagini che spronano gli analisti a riconsiderare le peculiarità di questo sistema d'arma, da tempo annunciato ma scomparso dagli schermi come altre sofisticate tecnologie, essi sono protagonisti di un nuovo piccolo capitolo della guerra in Ucraina che si misura anche sulla sperimentazione di nuove tecnologie.

Il battesimo del fuoco a Donetsk

La guerra d'Ucraina passerà alla storia come il primo conflitto convenzionale che ha assistito a una vera propria "guerra dei droni". Ciò è oramai noto da mesi, ma ora la vera novità portata sul campo delle piattaforme da battaglia pilotate in remoto sono i cosiddetti Ugv: veicoli terrestri armati senza pilota. Classificati dai russi come Uran-9 e armati dai loro lanciagranate del tipo Asg-17.

Questi mini-tank robotizzati hanno ricevuto il battesimo del fuoco lo scorso mese, lungo il fronte di Berdychi, a ovest di Avdiivka, settore di Donetsk. E sebbene l'efficacia in battaglia rimanga in parte sconosciuta - i video in circolazione che li vedono bersagliati da droni esplosivi ucraini del tipo Fpv sono le uniche fonti reali - gli Ugv sono un asset interessate che mostra il primo reale impiego in battaglia - non in operazione antiterrorismo - di un drone terrestre armato. Ingaggiato, per altro, da un drone-killer derivato dai primi droni di questo genere "improvvisato" sul campo. Come dimostrazione di un ennesima fase di guerra conducibile in remoto.

Le informazioni a disposizione dicono che gli Ugv possono essere equipaggiati con diverse tipologie di armamento, dal lanciagranate Ags-17 e Ags-30, ai lanciarazzi Rpr, Rpg e Atgm, e mitragliatrici da 12,7 mm. Possono essere inoltre dotati degli indispensabili sistemi di guerra elettronica che gli consentirebbero di per contrastare gli attacchi dei droni ucraini che stanno facendo strage di tank convenzionali.

Un'altra arma del futuro

Secondo Boris Rozhin, figura estremamente attiva della propaganda del Cremlino, questi veicoli terrestri armati senza pilota sono stati impiegati come "parte di una missione di combattimento, un gruppo di droni d'assalto ha preso parte al supporto delle operazioni d'assalto, assicurando la soppressione delle posizioni nemiche". Durante questo attacco - finito nel mirino dei droni aerei della 47a Brigata Meccanizzata, unità d'élite di Kiev - gli Ugv avrebbero lanciato "centinaia di granate" contro le posizioni nemiche. Tale azione di combattimento sarebbe la prova, scrive Rozhin, che queste piattaforme robot meritano ulteriore sviluppo, “in futuro tali piattaforme prenderanno il loro posto sul campo di battaglia”, conclude il russo.

La stessa opinione di Chingis Dambiev, un altro analista russo che scrive: “Nel prossimo futuro, droni di questo tipo prenderanno il loro posto sul campo di battaglia, proprio come abbiamo visto con i droni aerei e marittimi… un’ulteriore robotizzazione della guerra sembra inevitabile”.

Non è chiaro se la Russia cercherà di schierare ulteriormente gli Ugv armati durante il conflitto: armi che se impiegate bene e in numero soddisfacente possono garantire successi senza la perdita di operatoti "umani". Almeno dalla parte di chi li impiega. Secondo quanto riportando anche l’Ucraina, che ha sempre dimostrato una grande capacità di adattamento e una certa resilienza nella modifica da campo dei sistemi, sta testando piattaforme simili. Nessuna ha ancora preso parte al combattimento.

Ciò che appare evidente, è che la Russia ha in qualche modo sconfessato le zelanti tesi che, fini dall'allargarsi del conflitto e per buona parte della sua durata, guardavano all'esercito del grande Orso russo come un apparato completamente obsoleto costretto a combattere all'arma bianca con "baionette e badili". Qualche asso della manica il Cremlino ha dimostrato di saperlo tenere mentre conduceva la straziante strategia del "tritacarne" che compare solo ora nei titoli, ma appariva evidente dal numero dei caduti delle grandi offensive.

Della sua efficacia si riparlerà in futuro con dati concreti.

Commenti