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Pogba a processo, fissata l'udienza al Tribunale antidoping: ecco cosa succede ora

Il prossimo 18 gennaio ci sarà l'udienza davanti al Tribunale nazionale antidoping. Intanto il centrocampista francese prepara la strategia difensiva con i suoi legali

Pogba a processo, fissata l'udienza al Tribunale antidoping: ecco cosa succede ora

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Pogba a processo, fissata l'udienza al Tribunale antidoping: ecco cosa succede ora

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Si avvicina il giorno della verità per Paul Pogba: è stata fissata il prossimo 18 gennaio l’udienza davanti al Tribunale nazionale antidoping, dopo che la procura antidoping aveva chiesto per lui una squalifica di 4 anni. Il centrocampista francese è risultato positivo al deidroepiandrosterone a seguito di un controllo antidoping effettuato lo scorso 20 agosto al termine di Udinese-Juventus, alla prima giornata del campionato di Serie A.

Cosa succede ora

La positività era stata resa nota ufficialmente lo scorso 11 settembre, quando il calciatore era stato sospeso in via cautelare dal Tribunale nazionale antidoping. La scorsa settimana poi la procura antidoping aveva chiesto per il giocatore una squalifica di 4 anni, dopo che le contro analisi richieste dal giocatore avevano dato esito positivo alla sostanza illecita. Il Tribunale aveva a disposizione 40 giorni per fissare l’udienza e ora la data è ufficiale: si discuterà quindi tra un mese il destino del giocatore.

Lo scontro legale poi passerebbe al Tas in sede di appello. Anche se le procedure prevedono, su richiesta del giocatore, la possibilità di un'udienza unica e immediata proprio davanti al Tas ed eventualmente alla Corte federale svizzera, qualora Nado Italia e Wada fossero d’accordo. Una strada comunque rischiosa, soprattutto per un calciatore di 30 anni.

La strategia difensiva di Pogba

Intanto Pogba e il suo entourage preparano le contromosse per evitare la maxi squalifica. La difesa del calciatore punta a una consistente riduzione del periodo di stop aggrappandosi alla buona fede. Il francese non è disposto a fare un passo indietro sull’onorabilità delle proprie azioni: vuole dimostrare, in sostanza, di non aver assunto alcuna sostanza dopante nella piena coscienza e intenzione di alterare le sue prestazioni.

C’è di più. Secondo la linea difensiva, la positività emersa nelle provette analizzate è il Dhea, cosiddetto "Ormone della giovinezza", vietato in Italia dal 2021 per i tanti effetti collaterali che provoca. In altri Paesi però non solo non è vietato ma può essere anche contaminatore (voluto e non) di altri prodotti riconosciuti dal protocollo sportivo. Attorno alla questione si svilupperà dunque la tesi difensiva che punterà sull’assenza di malafede nell’aver assunto integratori l’estate scorsa, pare su consiglio di un medico di fiducia e senza il coinvolgimento dello staff sanitario bianconero.

La posizione della Juve

La linea bianconera è chiara: nessuna decisione verrà presa fino a quando non verrà emessa la sentenza di primo grado (anche perché fino ad allora la società non potrebbe agire da un punto di vista legale), poi in base all’entità della squalifica la dirigenza si confronterà con l’entourage del giocatore per muoversi d’intesa.

Ormai la strada verso l’addio sembra tracciata, a meno che alla fine del procedimento non arrivi una (molto improbabile) squalifica di pochi mesi. Venissero confermati i quattro anni di squalifica, si andrebbe oltre la scadenza del contratto. Il calciatore al momento percepisce un minimo salariale attorno ai duemila euro mensili nette.

Di sicuro l'eventuale risoluzione del contratto darebbe ampio ossigeno ai conti.

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