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Zuncheddu assolto. "Ma restano ancora dei dubbi"

In cella per 33 anni, è uscito per insufficienza di prove. I giudici: "Non c’è certezza dell’innocenza". Il legale: "Deluso"

Zuncheddu assolto. "Ma restano ancora dei dubbi"

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Assolto dopo 33 anni di carcere, ma non con formula piena. Le motivazioni della sentenza della Corte d’appello di Roma che a gennaio ha ridato la libertà all’ex allevatore di Burcei, Beniamino Zuncheddu condannato all’ergastolo per la strage di Sinnai, a Cagliari, del 1991 in cui furono uccisi tre pastori - non chiariscono i dubbi sull’estraneità dell’imputato.

Il processo di revisione, infatti, «non ha condotto alla dimostrazione della certa ed indiscutibile estraneità di Zuncheddu» alla strage «ma ha solo fatto emergere un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza». È per questo, dunque, non perché sarebbe emersa la sua innocenza, che i giudici lo hanno assolto dopo che per una vita, da dietro le sbarre, si era proclamato innocente. Zuncheddu era stato condannato perché «il teste oculare dichiarò di averlo riconosciuto come l’aggressore, nonché per aver fornito un alibi falso», si legge nelle motivazioni, tuttavia oggi va assolto per insufficienza di prove, quindi non con assoluzione piena, «perché all’esito dell’istruttoria restano delle perplessità sulla sua effettiva estraneità all’eccidio, commesso verosimilmente da più di un soggetto, uno dei quali, diversamente da quanto opinato nell’istanza di revisione, non era un cecchino provetto, non riuscendo nell’intento omicidiario nemmeno dopo aver sparato due colpi a distanza ravvicinata in un luogo talmente stretto che “non occorreva prendere la mira”».

Una volta venuta meno la prova-cardine del teste oculare, Luigi Pinna, l’unico sopravvissuto, che ha poi ritrattato, per i giudici «la residua scorta indiziaria non può ritenersi sufficiente per pervenire alla conferma della condanna oltre ogni ragionevole dubbio». «Non v’è però prova piena della sua innocenza scrivono - e ciò perché egli fornì un alibi fallito che poi fu sostenuto da due testi pacificamente falsi».

Le motivazioni «deludono» l’avvocato Mauro Trogu, «perché dal momento in cui accertano che i testimoni vennero valutati male nel 1991, che la prova del riconoscimento è una prova falsa, non biasima, non stigmatizza i comportamenti tenuti all’epoca di fronte a prove formate in questo modo e al contempo accusa Zuncheddu di non aver saputo fornire la prova negativa della sua partecipazione al reato».

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